martedì 28 settembre 2010

Dietro le quinte

E' un posto strano in cui stare: non sul palco come attori, non seduti in platea come spettatori; è un laboratorio, una sorta di ventre materno, in cui si crea qualcosa che poi sarà lanciato sul palcoscenico della vita.
In un certo senso, ognuno di noi ha nello spirito le caratteristiche o le indicazioni per trovare il posto/ruolo più adatto in cui essere: se quello di spettatore, attore o regista; estendendo questa triade alla realtà conosciuta, ritroviamo sempre una parte manifesta ed attiva (l'attore), una parte passiva (lo spettatore) ed infine una più occulta e creativa (il regista dietro le quinte); ogni cosa racchiude in se questa triade e attraverso la stessa triade possiamo leggere ogni cosa, in fondo è un concetto filosoficamente non lontano dalla cristiana "trinità".

Il creato può quindi apparire come il meraviglioso frutto di una sorta di legge unica ed allo stesso tempo "trina", che indica in ogni cosa e per ogni cosa con quale energia risuonare, ma l'uomo moderno, come sempre, pensa di sapere interpretare al meglio anche le cose nate prima di lui e si adopera per questo alla stesura di nuove leggi: l'uomo è nato solo per stare sul palcoscenico, siamo tutti attori; se proprio siamo costretti ad assistere, allora guarderemo volentieri unicamente lo spettacolo in cui noi stessi abbiamo recitato.
E' la sindrome da grande fratello insomma, che fa apparire anche il più ingenuo passante come un navigato anchorman non appena il giornalista di turno lo ferma per chiedergli il suo qualificato parere su grandi temi quali: quanto fa freddo oggi, c'era traffico in autostrada, i saldi sono davvero convenienti, etc.
Le ragazzine sono tutte veline, i ragazzi sono tutti "tronisti" (o rintronati, se preferite), gli anziani tutti dispensatori di saggezza (anche se hanno passato la loro vita a buttare lo stipendio al bar), i vecchi tutti grandi politici per il solo fatto che pensano di sapere quanto successo due giorni prima; la cura dell'immagine è tutto, perché siamo tutti primi attori e spettatori di noi stessi: abbiamo creme per ammorbidire ed idratare anche la pelle dello scroto affinché non si soffra troppo nell'indossare pantaloni a vita bassa (come prescritto dalla moda del momento), obblighiamo i bulbi piliferi ad una produzione localizzata e meticolosamente controllata, cospargiamo il corpo di essenze chimiche in grado di trasformarci in deodoranti per ambiente deambulanti, sbianchiamo i denti fino a renderli visibili anche al buio, gonfiamo le labbra, tonifichiamo i muscoli e regaliamo ai capelli riflessi di colore degni di un caleidoscopio ubriaco; "noblesse oblige" dicevano una volta...
Anche il concetto di etica è cambiato, per reggere al passo con i tempi, trasformandosi in una versione ristretta e quotidianamente sostituibile attaccata ad un capo di vestiario (denominata quindi"etichetta").
Questa lotta senza quartiere cui partecipano sempre più persone senza distinzione di sesso o età, per conquistare la foto sulla confezione di un pacco di carta igienica, o per diventare qualificato membro della giuria che eleggerà il vincitore (quindi a sua volta protagonista nello spettacolo), lascia un desolante vuoto dietro le quinte dove, e questo è l'errore, si pensa esista il vuoto; ma il vuoto non esiste, non è previsto, non si trova nemmeno nello spazio cosmico, la triade non può essere modificata dalla stupidità dell'uomo... quindi in cabina di regia, stiamo lasciando il posto ad altri che ridono e si gustano il pop corn mentre va in scena questo spettacolo...


Un abbraccio

1 commento:

  1. Il tuo messaggio é molto positivo in quanto sprona ad una partecipazione (dietro le quinte) alla nostra vita. Mi piacerebbe che tu ti addentrassi piu' in particolare su questo punto. Sono d'accordo anche che questo sia un posto strano, al quale non siamo poi cosi abituati o forse per nulla. Mi piacerebbe tanto leggerti sulla creatività affinché la regia resti meno occulta. grazie, un abbraccio.

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