lunedì 21 novembre 2011

7 miliardi

La popolazione mondiale censita (quindi un sotto-insieme della popolazione reale), ha raggiunto quota 7 miliardi: se ci prendessimo tutti per mano, tenendo le nostre mani a circa mezzo metro l'una dall'altra, potremmo creare una catena "u-mani" (nel senso di catena umana di mani) che fa quasi 87 volte il giro della terra all'equatore, insomma un gran bel salsiccione; eppure, a dispetto della imponente realtà dei fatti e dei numeri, la razza umana sembra condannata al tragicomico destino di sentirsi "sola".
Dunque: viviamo sempre e solo circondati da esseri della nostra specie, che condividono lo stesso destino e gli stessi grandi problemi, con le stesse paure, etc. insomma viviamo in un network pulsante sia reale che virtuale dove tutto è solo una sterminata comunità di nostri simili, eppure ci sentiamo soli...

La sensazione di crescente solitudine è palpabile ed il lavoro dei pubblicitari è sempre più arduo, in quanto il loro compito è cercare qualcosa in cui si riconoscano tutti o quasi, così da farli sentire finalmente circondati da esseri ancora più simili a loro, con ancora più cose in comune, insomma quasi dei cloni in cui ognuno può ritrovarsi, amarsi e odiarsi, fingendo però che a farlo sia un altro... ma come riuscire in questa impresa incredibile?

I poveri pubblicitari iniziarono creando l'immagine di un prototipo di essere umano che fosse in grado, per le sue speciali caratteristiche, di fungere da catalizzatore per gli altri; il mondo della "comunicazione" cominciò quindi a sfornare uomini e donne perfetti, bellissimi ed intelligenti al tempo stesso, sempre un con cocktail in mano eppure sobri, sempre a tavola ma perfettamente in linea, sempre a fare niente eppure ricchi sfondati, etc. con la speranza che il narcisismo ed il super-ego di ognuno di noi ci spingesse ad emulare prima e riconoscersi poi in loro; ma niente da fare, più questi super-uomini imperversavano su ogni mezzo di comunicazione, più la gente continuava a sentirsi sola ed incompresa.

Allora è iniziata l'era del grande fratello che ha segnato un passo "avanti" notevole: anche un brutto, imbecille, semi-analfabeta pseudo-primate forse poteva essere un catalizzatore di masse, non più  l'inarrivabile super-uomo di prima ma un sub-uomo alla portata di tutti, facile da raggiungere e superare, in grado di farci sentire migliori e stimolare in noi una specie di istinto paterno (o materno) di aggregante benevolenza; quindi via alla creazione del nuovo modello: brutti ma pieni di amanti, ubriachi anche se non hanno bevuto niente, in grado di pronunciare il loro nome senza smettere di ruttare ma pur sempre adorabili nella loro nuova immagine di umanità; ma...niente, ancora solitudine e amarezza pochi mesi dopo la fine della serie.

Finalmente la difficile sfida viene colta dai "social network" che sembrano aver trovato l'idea giusta: ma se nessun modello funziona, perché non facciamo della gente stessa un modello? Se lo fanno da soli, non dobbiamo pensare a niente e ci guadagniamo pure!
Geniale; ed ecco il web animarsi di milioni e milioni di persone sparse in migliaia di forum, chat e social networks che, avendo l'opportunità di disporre di un piccolo palcoscenico privato, lavorano alacremente alla costruzione del loro modello perfetto: se stessi... semi-analfabeti che scrivono poemi, impasticcati psico-labili che si atteggiano a profeti e maestri di vita, brutti che fanno i belli, belli che fanno i brutti, scemi che fanno... gli scemi, insomma il caos più totale ma anche la più grande soddisfazione e febbrile eccitazione; ed il trionfo è assicurato.

Il successo è arrivato al punto che il network già da tempo anticipa quello che accadrà sul mondo reale (e non viceversa) perché in grado di cogliere e dar voce agli stati d'animo, alle emozioni, ad ogni singolo pensiero, il tutto in tempo reale e con condivisione potenzialmente globale: prima condividiamo con gli amici del nostro gruppo virtuale, poi esaminiamo le reazioni, discutiamo, infine decidiamo se e come dar seguito alla cosa al di fuori del Network.

La mia impressione è che presto tutto ricomincerà da capo; quando il network avrà completamente soppiantato il mondo reale, ci accorgeremo che le persone non sono cambiate, che continuiamo a condividere lo stesso destino e gli stessi grandi problemi, che continuiamo ad avere le stesse paure, e ci accorgeremo che dietro le tastiere, gli avatar ed i pensieri da cartina di cioccolatino ci sono 7 miliardi di persone sole, perse in un mondo digitale.
Forse un giorno camminando per strada, con gli occhi fissi sulla tastierina del nostro cellulare per chattare con gli "amici" digitali, sbatteremo con la faccia contro un albero (perché la sua posizione non era ancora stata segnalata su google maps) e chi accorgeremo che gli odori, le sensazioni, le emozioni, non nascono dal network e nemmeno da noi stessi, ma dalle relazioni con il mondo che ci circonda, di cui facciamo parte e dentro cui viviamo e respiriamo ogni istante, quindi capiremo che solo vivendo davvero impareremo a vivere e allora, finalmente, non saremo più soli.

Un abbraccio