domenica 19 dicembre 2010

Il presepe


In prossimità del solstizio d’inverno la vita sulla terra raggiunge il suo minimo, tutto sembra avvolto da un grande torpore che non lascia presagire il prossimo risveglio; è quindi il momento per riposarsi, fare bilanci e riflettere sui propositi per l’anno venturo.

Tutto dorme: alcuni animali sono in letargo, altri sono andati via, molti alberi hanno perso le foglie ed i sempreverdi sembrano comunque meno sgargianti.
Sarebbe il periodo dell’anno migliore per morire e rinascere, lasciandosi trascinare dalla pulsante musica della vita, dal ritmo del sole e delle stelle; sapersi annullare; sparire per poi ritrovarsi attorno alle poche sole realtà: la luce e la fratellanza.

Anche il Natale tradizionale ripropone temi simili: una stella da seguire, la nascita di nuova vita, il silenzio e la sospensione delle statuette del presepe che ci invitano a riflettere sulle illusioni di cui ci circondiamo.
Il presepe siamo noi, e mentre ci fermiamo a guardarlo diventiamo a nostra volta un presepe riconoscendoci in una delle statuette ed intuendo (solo alcuni e forse solo per un istante), il motivo per cui non sono mai esistiti nomi per le statuette, ma solo la descrizione del loro ruolo nella piccola società rappresentata: il pastore, il fabbro, il pescivendolo, etc.

Questa atmosfera spirituale, quasi magica, è devastata irreparabilmente dalle uniche tre figure che hanno un nome di persona: Gaspare, Melchiorre e Baldassarre, i Re Magi; sono questi tre gli unici esseri incarnati dentro una rappresentazione simbolica/fiabesca della vita umana, ed in quanto tali si distinguono subito dal motivo della loro presenza: “imbonirsi” il nascituro re del mondo portando regali.

Per colpa di questo diabolico trio, tutta la magia della favola sparisce e l’anima degli “spettatori” viene nuovamente proiettata sulla terra, sui desideri terreni; sparisce tutto il presepe e resta solo la voglia di ricevere anche noi, quali degni eredi, un poco di Oro, Incenso e Mirra (oppure, dato che sono passati un paio di millenni: un Ipad, un profumo di marca ed un torrone al cioccolato).
Perché ci sono re Magi? Chi sono davvero? Se loro rappresentano gli unici “veri” uomini del presepe, allora chi sono tutti gli altri?

Forse i Magi, sono anche loro parte della “Magia”, siamo sempre e solo noi a trasformarli in goffi babbi natale, con il compito di fare da postini ai nostri stupidi regali per festeggiare il nulla.
Forse i Magi sono lì a ricordarci che “oro, incenso e mirra” sono il simbolo degli ingredienti necessari a trasformare la rappresentazione della vita del presepe in vita vera, sostanze segrete e preziose in grado di trasformare burattini in esseri umani, (come nella favola di Pinocchio).
Allora, infine, cosa sono: oro, incenso e mirra? Forse solo il simbolo di spirito, anima e corpo, cioè tutto quel che manca alle statuette del presepe.
O comunque mi piace pensare sia così.

Un abbraccio

mercoledì 1 dicembre 2010

Alieni e la matematica delle pecore

Gli amici che mi seguono (e che ringrazio dal cuore), già presagiranno che il titolo non è minimamente riferito ad esseri che provengono dalla spazio; sono infatti particolarmente interessato a scovare quei rari e pur esistenti esseri umani, il cui comportamento li rende "alieni" rispetto alle masse.

Per trovare questi esseri speciali seguirò un metodo matematico, scientifico (la matematica delle pecore appunto), tentando di identificare e conteggiare la "massa", il "gregge", deducendo poi questo dal totale della popolazione ed ottenendo  infine i pochi rimasti, gli "alieni".

Vediamo quindi come in questi giorni si sta comportando il grande gregge italiano:

c'è un generale sentimento di protesta, di rabbia, di malcontento; le proteste sembrano nascere in modo incontrollato, un poco "a macchia di leopardo":
-attori che protestano (ma come sapere se non stanno ancora recitando?)
-calciatori che incrociano le braccia (dimenticando forse che a calcio si usano per lo più le gambe)
-scolari, operai, commercialisti, giudici, contadini, allevatori, politici, showman, saltimbanchi, pizzicagnoli, usurai, spacciatori, magnaccia, escort, TUTTI insomma sono scontenti e protestano non appena gli si presenti l'occasione.
Possiamo cominciare a costruire la formula di calcolo del gregge:

gregge = pecore belanti

A questi eserciti di urlanti/belanti si contrappongono altrettante nutrite schiere di chi è contro le motivazioni delle loro proteste, quindi esiste una sorta di relazione per cui: per ogni manifestante, esiste una persona schierata contro la manifestazione, per un totale finale di due manifestanti con motivazioni opposte.
Nella matematica delle pecore infatti, due manifestanti di segno opposto in realtà non si annullano a vicenda, ma si sommano.... formando un unico e più grande gregge; quindi:
gregge = pecore belanti x 2

Ora dobbiamo aggiungere un terzo fattore: i "silenti"; questi elementi del gregge, sono pecore che non sanno mai da che parte stare: a volte si schierano con i manifestanti, altre volte con i protestanti contro i manifestanti; più spesso si isolano in un limbo, fingendosi distratti ma restando in realtà sempre attenti a quel che succede, per non essere colti nello schieramento sbagliato e sopraffatti nel caso che uno dei due gruppi prevalga improvvisamente sull'altro.

Nella matematica delle pecore, i silenti non si sommano direttamente ai due elementi precedentemente visti, ma vengono considerati una terza vasta componente latente, che inizierà a belare solo quando sarà più chiaro l'equilibrio raggiunto dalla contesa; l'equazione è quindi ora:
gregge = pecore belanti x 2 + pecore silenti

Quarto e quinto addendo sono i cani-pastore ed il pastore stesso (o i pastori), quindi quegli esseri che di fatto sono sempre nel gregge, dipendono dal gregge e ne diventano parte in tutto e per tutto, con il compito di controllarlo, difenderlo, guidarlo e sfruttarlo (in modi a volte impudici).
L'equazione è quindi infine:
gregge = pecore belanti X 2 + pecore silenti + cani pastore + pastori

Ora, finalmente, possiamo dedurre dal totale il risultato della equazione per trovare chi resta:

Oh, cacchio... ma allora è vero che gli alieni non esistono...

Un abbraccio