mercoledì 12 gennaio 2011

Tic Tac

Chiariamo subito che, dopo approfonditi esami "in vitro" ed "in vivo", eseguiti secondo stringenti protocolli di studio, posso affermare con certezza che: il "tic tac" degli orologi non è collegato alla presenza degli omonimo confetti al loro interno; quindi il relativo spot pubblicitario (che recita: "la vita fa tic tac, il ritmo fa tic tac" etc.) è ingannevole.

Ho però sempre avuto il sospetto che la originalità del tic tac degli orologi contenga a sua volta un grande inganno: convincerci che il tempo esiste; per questo, ho ritenuto opportuno esaminare a fondo la questione e riporto qui l'esito dei miei lunghi e faticosi studi.

Mi è sempre parso stridente il contrasto tra una realtà "evoluta" che ci ricorda che ore sono in ogni momento (ogni nostro accessorio indica l'ora: il "vecchio orologio da polso", il cellulare, la tv, il pc, il cruscotto della macchina, la radio, le insegne elettroniche, presto anche lo sciacquone del water) e la realtà "non evoluta" che si manifesta in modo totalmente slegato dallo scorrere del tempo; infatti: un albero, una nuvola, una farfalla, un fiore etc. non sembrano mostrare alcun tipo di relazione con la nostra percezione del tempo, eppure esistono e "convivono" con noi.

Il problema alla base, a mio avviso, nasce dal fatto che non consultiamo i nostri orologi per avere la sola indicazione di che ore sono; se infatti fosse solo questa la nostra esigenza, guarderemmo l'ora per soddisfare una curiosità e nulla più (come se ci fossimo interrogati sulle previsioni meteo), per poi pensare: "ah, ok sono le 10, chissà tra un altro pochino che ore saranno..."; in realtà noi consultiamo l'orario per vedere a che punto siamo di una immaginaria corsa cronometrata, o forse meglio dire di un immaginario grande conto alla rovescia; perchè?

Bèh, la risposta non è così difficile da trovare: abbiamo appreso fin da bambini che la vita ha una partenza ed un arrivo; da qui il nostro concetto di scorrere del tempo ed il nostro inconscio e continuo conto alla rovescia.

A questo punto, ancora una volta, sono dovuto ricorrere all'unica persona in grado di aiutarmi in questo importante studio: il mio padre putativo J.R.; non il JR della serie Dallas, ma il mio caro Joseph Ratzinger con cui ho avuto il seguente dialogo:

io-come andiamo?
JR-ma inzomma... kosì kosì
io-dai, non buttarti giù, tu dovresti essere la persona più "spiritosa" di questo mondo!
JR-ha...ha (lui ride a scatti), in fonto hai racione; dimmi racazzo, kosa fuoi kiedermi?
io-senti, ma perkè raccontate a tutti che la vita finisce, con tanto di pompose cerimonie funebri?
JR-bèh, stupidino, è offio: perkè si muore! Anke tu prima o poi.. ha....ha (altra risata)
io-ok, allora riformulo: ma non dite che poi si risorge come fece Gesù? allora... finisce o no? A che serve il funerale?
JR-mmhhh... kuesto è un mistero della fede
io-ok, stupido io a chiedere.. dai un abbraccione e alla prox

Siamo alle solite, però il problema non è da poco: se la vita finisce allora è sensato vivere con un cronometro nella testa, ma se così non è... cambia tutto e tanto.
La nostra magnifica quanto ingannevole mente, viene da noi ascoltata in ogni istante della nostra vita: ci dice di fare questo, fare quello, questo sì, questo no, etc. e noi la seguiamo pedissequamente senza mai, o quasi, dubitare di quel che ci dice.

Ora domando: ma quando la nostra mente ci ha detto che tutto finirà?
In realtà non ce lo può avere mai detto chiaramente (perché la nostra mente apprende per esperienza diretta e chi di noi può dire di avere già "vissuto" questa esperienza ...); abbiamo visto altra gente quindi abbiamo tratto le nostre conclusioni, ma non possiamo in alcun modo concepire in modo profondo e convinto che tutto ad un certo momento sparisca nel nulla, nell'oblìo; non nasciamo con questa consapevolezza, i bambini piccoli infatti non riescono nemmeno a concepire certe cose, le apprendono solo dai "grandi" strada facendo.

Molti possono commentare dicendo: io non so cosa accade "dopo", quindi ho paura/certezza che tutto finisca; ma io risponderei: ma vivendo secondo questo principio, non si farebbe mai nulla... nemmeno salire in macchina per andare a prendere un caffè al bar.

Se tutto è solo un procedere verso una meta certa che è l'oblio, il nulla... allora vivere intensamente e con accanimento, non è forse cosa totalmente irrazionale?
La natura stessa, la vita, il creato, non sono quindi solo inutili illusioni?

Non sono certo argomenti che possono aprirsi e chiudersi in un articolo su un blog; ma lasciatemi dire che tra tutte le invenzioni dell'uomo, quella della morte e del tempo sono le più dannatamente geniali.

Un abbraccio

4 commenti:

  1. non ho paura che tutto finisca dopo, ma comunque sento l'urgenza di vivere.. é una contraddizione?

    RispondiElimina
  2. Essere qui in questo momento ed in questo luogo è qualcosa di ineluttabile, vivere penso quindi che sia una cosa molto sensata :)
    Dare un senso più profondo alla vita è più difficile ma credo che sia qualcosa necessariamente legato anche alla comprensione della morte, che di fatto è parte della vita.
    Concludo quindi che non trovo nulla di strano o contraddittorio in quello che hai scritto.
    Un bacione

    RispondiElimina
  3. Trovare un nuovo spunto sul tuo blog una piacevole sorpresa e un buonissimo inizio di giornata...prendermi "il tempo" di rifletterci un po sù...dare un senso al fatto che mi ritrovo un cervello che formula dei pensieri, qualcosa che non trova molto tempo nel mio tempo e qualcosa che mi fa pensare(..ma la teoria del complotto è sempre dietro l'angolo...)che qualcuno vuole ricordarci sempre che ore sono forse proprio al fine di farci dimenticare il nostro tempo a disposizione!sul senso di nascere legato alla fine poi...forse ancora suggestionata dalla teoria delle pecore...ho avuto un inaspettato reflusso matematico (giuro non sapevo di soffrirne!)e mi sono ricordata che fin dalle elementari ci insegnano a noi bambini esterrefatti che tra 2 punti ben definiti-i famosi A e B- esistono infiniti punti.
    E se tra il tempo di nascere e quello di morire...esistessero infiniti tempi da vivere? si dice che non si finisce mai di imparare? e se non si finisce mai...boh! però tra la teoria della resurrezione e quella della rincarnazione (sinceramente non mi piacerebbe "un tempo" ritrovarmi trota o scarafaggio)questa teoria di immortalità non mi dispiace...finire (basta stop niente più quello che è fatto e fatto), morire in santa pace nella nostra immortalità! kakkio quanto è tardi...
    Baci e...W i confettini che fanno tic e tac!!!!!! Laura

    RispondiElimina
  4. per averla vissuta da fuori, posso azzardare che la morte non é una fine. vedendola ho reagito con orrore ed incredulità (come é possibile qualcosa se io non la "sento"?). ed in seguito ho avuto conferma della mia intuizione e della sciocchezza legata alla mia reazione di orrore. é la vita che decide quando e come cambiare nel tempo. ed ebbi l'impressione che siamo noi a guidare, seppur in parte, tale scelta. la mia mente ne ha ricavato un nuovo significato, quello del "trapasso" da un qui ed ora ad un senza tempo che spaventa ed inorridisce, eppure "esiste". quindi più che della morte, credo aver avuto (ed avere) paura del tempo. é la natura umana.
    fossi nata fiore penserei solo a profumare l'aria e nutrire gli insetti, avendo nozione del tempo che passa ma senza preoccuparmene. una vita senza tempo, spesa ad ammirare e cercare il sole.

    RispondiElimina