In prossimità del solstizio d’inverno la vita sulla terra raggiunge il suo minimo, tutto sembra avvolto da un grande torpore che non lascia presagire il prossimo risveglio; è quindi il momento per riposarsi, fare bilanci e riflettere sui propositi per l’anno venturo.
Tutto dorme: alcuni animali sono in letargo, altri sono andati via, molti alberi hanno perso le foglie ed i sempreverdi sembrano comunque meno sgargianti.
Sarebbe il periodo dell’anno migliore per morire e rinascere, lasciandosi trascinare dalla pulsante musica della vita, dal ritmo del sole e delle stelle; sapersi annullare; sparire per poi ritrovarsi attorno alle poche sole realtà: la luce e la fratellanza.
Anche il Natale tradizionale ripropone temi simili: una stella da seguire, la nascita di nuova vita, il silenzio e la sospensione delle statuette del presepe che ci invitano a riflettere sulle illusioni di cui ci circondiamo.
Il presepe siamo noi, e mentre ci fermiamo a guardarlo diventiamo a nostra volta un presepe riconoscendoci in una delle statuette ed intuendo (solo alcuni e forse solo per un istante), il motivo per cui non sono mai esistiti nomi per le statuette, ma solo la descrizione del loro ruolo nella piccola società rappresentata: il pastore, il fabbro, il pescivendolo, etc.
Questa atmosfera spirituale, quasi magica, è devastata irreparabilmente dalle uniche tre figure che hanno un nome di persona: Gaspare, Melchiorre e Baldassarre, i Re Magi; sono questi tre gli unici esseri incarnati dentro una rappresentazione simbolica/fiabesca della vita umana, ed in quanto tali si distinguono subito dal motivo della loro presenza: “imbonirsi” il nascituro re del mondo portando regali.
Per colpa di questo diabolico trio, tutta la magia della favola sparisce e l’anima degli “spettatori” viene nuovamente proiettata sulla terra, sui desideri terreni; sparisce tutto il presepe e resta solo la voglia di ricevere anche noi, quali degni eredi, un poco di Oro, Incenso e Mirra (oppure, dato che sono passati un paio di millenni: un Ipad, un profumo di marca ed un torrone al cioccolato).
Perché ci sono re Magi? Chi sono davvero? Se loro rappresentano gli unici “veri” uomini del presepe, allora chi sono tutti gli altri?
Forse i Magi, sono anche loro parte della “Magia”, siamo sempre e solo noi a trasformarli in goffi babbi natale, con il compito di fare da postini ai nostri stupidi regali per festeggiare il nulla.
Forse i Magi sono lì a ricordarci che “oro, incenso e mirra” sono il simbolo degli ingredienti necessari a trasformare la rappresentazione della vita del presepe in vita vera, sostanze segrete e preziose in grado di trasformare burattini in esseri umani, (come nella favola di Pinocchio).
Allora, infine, cosa sono: oro, incenso e mirra? Forse solo il simbolo di spirito, anima e corpo, cioè tutto quel che manca alle statuette del presepe.
O comunque mi piace pensare sia così.
Un abbraccio
anche i piccoli personaggi anonimi portano delle offerte, pane, pesci etc. certo regali più modesti in confronto all'oro, incenso e mirra dei magi. ma regali sicuramente molto preziosi ai loro occhi. forse il grande messaggio d'amore lo portano loro. i semplici, gli anonimi, gli insospettabili dal cuore grande. in silenzio.
RispondiEliminase uniamo le statuette del presepio forse cogliamo un messaggio; proviamo a camminare alla ricerca di una risposta illuminata da mille stelle, con nelle mani cio che ai nostri occhi é prezioso e nei cuori una buona dose di pura magia.
Nel complimentarmi per il bellissimo articolo, auguro che il Dies Natalis Solis Invicti permetta che la nuova Luce splenda per tutti quelli che hanno deciso di avere il loro Spicchio di Sole.
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